Sette domande a… Franco Giacoia

Cari lettori, è Franco Giacoia il nuovo ospite della rubrica “Sette domande a”, una serie di interviste che in questa prima edizione sarà dedicata agli autori della NPS Edizioni.

Franco Giacoia è nato a San Benedetto del Tronto, il 24 Novembre 1970. Da sempre appassionato di narrativa, con particolare predilezione per il genere fantastico, esordisce con il romanzo fantasy “Il risveglio dell’Albino”, primo volume della dilogia “I cieli del sole morente”. Alcuni suoi racconti sono apparsi in antologie, in particolare il racconto noir “Il confine della giustizia” (La semantica del crimine, Fernandel editore), “La promessa” (Marche d’Autore vol.1) e “Il santo e il demonio” (Marche d’Autore vol.2). Con Nps Edizioni ha pubblicato “Il vortice dei dannati”, romanzo vincitore della prima edizione del concorso letterario “Misteri d’Italia”.

Ciao Franco e benvenuto nel mio blog. Pronto per l’intervista? Bene, allora iniziamo subito con la consueta domanda di apertura! Chi è Franco Giacoia? Vita, opere, passioni… miracoli!

L’autore Franco Giacoia

Innanzitutto grazie per l’invito, Giuseppe. Vivo non lontano da San Benedetto del Tronto, la mia (amatissima) città natale, ho 53 anni e sono da sempre un appassionato di cucina, musica (adoro in particolar modo l’immenso e inarrivabile Fabrizio De André), cinema, narrativa – soprattutto fantastica – e giochi di ruolo che pratico da che ne ho memoria. Ho al mio attivo due romanzi e numerosi racconti per diverse antologie, l’ultima delle quali in collaborazione con la regione Marche, un sodalizio che dura ormai da alcuni anni. Il miracolo più grande, se così si può definire, è stato far conoscere la San Benedetto marinara a cavallo tra gli anni ’30 e fine anni ’50 grazie al mio romanzo “Il vortice dei Dannati”, vincitore del primo concorso “Misteri d’Italia” bandito da Nati per Scrivere.

Chi sono i tuoi fari culturali, gli autori che ti hanno influenzato maggiormente oi libri che ti sono rimasti particolarmente impressi?

Influenzato in particolar modo nessuno, ho sempre cercato – nei limiti del possibile – di acquisire una voce tutta mia; di autori che amo leggere ce ne sono un’infinità: da Umberto Eco a Donato Carrisi e Gianrico Carofiglio, da Jeffrey Deaver a Edgar Allan Poe. Tutti autori completamente diversi tra loro poiché amo definirmi un “eclettico” della lettura. Ho sempre pensato che non esistano distinzioni di genere (un termine che trovo fastidioso e qualunquista), ma che esistano solo due tipologie di libri al mondo: quelli scritti bene e quelli non.

Che tipo di scrittore sei? Segui degli schemi, delle regole particolari quando scrivi o ti lasci prendere interamente dall’ispirazione?

Ti ringrazio per la domanda molto “umana”. Scherzi a parte, non sono un amante degli schemi preimpostati, questo però non significa che non pianifichi una scaletta della storia e un abbozzo generale dei personaggi. Diciamo che quando visito un luogo che mi stimola o legga un articolo su giornali/riviste che mi accende l’ispirazione, nella mia testa inizia già a prendere forma una storia. Per meglio disciplinarmi con i fondamenti della scrittura pensai bene di investire anni fa in corsi di scrittura creativa, e devo dire che sono stati insegnamenti davvero utili. Nel mio primo e unico romanzo autopubblicato (Il risveglio dell’albino) trovai giusto comunque investire in un editor professionista nel pieno rispetto dei lettori, e devo dire che furono soldi ben spesi.

Parliamo un po’ della tua produzione letteraria. “Il vortice dei dannati” è stato il romanzo vincitore della prima edizione del concorso letterario “Misteri d’Italia”, concorso promosso dalla Nps Edizioni. Dovendo riassumere in poche righe la sua storia, senza svelarci troppo, cosa potresti dirci?

È una storia che narra le vicende di un pescatore, Pietro, che macchiatosi di un delitto inizia a esser perseguitato da lu Scijò (in dialetto sambenedettese: tromba marina), un’antica leggenda dell’Adriatico. Il cerchio verrà chiuso da Vincenzo diversi anni dopo grazie a un rituale specifico che la tradizione vuole fosse stato insegnato dal demonio in persona al primo navigatore del mare Adriatico.

Un momento della presentazione del libro “Il vortice dei dannati” di Franco Giacoia.

Davvero interessante! Curiosità: qual è stata la sua genesi, da quali elementi sei partito per scrivere questa storia e che messaggi vuole veicolare?

Presi spunto dal racconto “Lu Scijò”, di Guido Milanesi il quale, prima di dedicarsi alla letteratura, servì come capitano di vascello e contrammiraglio della Marina italiana nella Guerra italo-turca del 1912. Un racconto incluso nella sua opera “Mar Sanguigno”(edita, pensa, nel 1929), un libercolo in cui incappai, allora sedicenne, nella biblioteca dei miei nonni paterni.

Domanda difficile. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire il tuo libro, quali sarebbero e perché?

Passionale in quanto pregno di passioni estreme quali amore, odio, rabbia, paura, rimorso; angosciante poiché tale è la sensazione che si prova quando sulla tua anima grava il peso d’una terribile colpa; misterioso come solo il mare sa essere.

Nel ringraziarti per questa piacevole intervista, ti saluto con un’altra doverosa domanda di rito. Hai nuovi progetti letterari in vista? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto collaborando per un nuovo progetto sia con Nps Edizioni, con la quale mi sono sempre trovato non bene, benissimo, e con una nuova antologia (la quinta del genere) di racconti ambientati nella mia regione. Non a caso si chiama Marche d’Autore. Grazie ancora per l’intervista e a presto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.