Intervista a Giuseppe Gallato, vincitore del concorso letterario “FantasticaMente”

Sono sempre stata una sostenitrice della sacralità della scrittura, non per il fatto che essa sia sacra in se stessa, bensì perché ci concede il privilegio di entrare nei luoghi più intimi di chi l’ha resa racconto. L’immaginazione, le emozioni, i timori, le aspirazioni, le ambientazioni, tutto in essa è territorio intimo di chi ha scelto di concederla al mondo.
Pertanto, ritengo sia doveroso disvelare, al di là del “prodotto” leggibile, l’umano che nei racconti vive e che in essi comunica, tacitamente e indirettamente, l’uomo e l’autore.
Con questa breve intervista ho voluto scandagliare i pensieri, i sogni, le aspirazioni, la vita di Giuseppe Gallato.

Laureatosi in Filosofia ed iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (elenco Pubblicisti), scrive per diverse testate giornalistiche, cartacee e on-line. Da sempre appassionato di romanzi storici e narrativa fantastica, ama liberare il suo estro creativo nella stesura di racconti di genere fantasy e horror. Nel restante tempo libero, ama comporre musica strumentale dalla quale, al contempo, trae  ispirazione. Nel 2015, con “Il Portatore di anime”, entra a far parte della quinta antologia “I mondi del fantasy”, concorso letterario indetto da Limana Umanìta e da Scriptorama. Nello stesso anno il racconto “La morte, il silenzio nel vuoto” viene inserito nell’antologia “666 parole d’orrore d’autore”. Infine, con “Echi oltre confine”, si aggiudica il primo premio del concorso letterario “FantasticaMente” indetto da Veledicarta per pubblicare e promuovere opere inedite di genere fantascientifico e fantasy di autori italiani e stranieri, esordienti o già affermati.

Partendo dal suo ultimo racconto che lo ha condotto verso questa intensa e significativa esperienza, ovvero alla premiazione ufficiale, tenutasi alla Fiera del libro di Roma il 7 dicembre 2015, ci addentreremo nel “mondo” di Giuseppe Gallato.

di Maria Elena Lorefice

 

Qual è la particolarità di “Echi oltre confine”. Da cosa hai tratto ispirazione per ideare la trama?
Come è stato rivelato nel corso della conferenza di premiazione dallo stesso recensore di fantascienza Stefano Sacchini, “Echi oltre confine” si inserisce nel filone ibrido fantasy e fantascientifico, detto “Science Fantasy”.
Questo racconto nasce e si sviluppa, infatti, in quella terra di confine tra realtà e fantasia, sul margine sottile di quella linea astrale dove condizionamenti psicologici, esperienze di vita e paure si fondono a vari livelli. Un confine inscindibile tra due mondi, mai nettamente distinto, che spesso rischia di disorientarci, ingannarci e confonderci.

Cosa hai apprezzato maggiormente di questo concorso?
Sono molti gli aspetti che ho apprezzato di “FantasticaMente”. A parte il nobile intento di  promuovere opere inedite di genere fantasy e fantascienza e di dare voce ad autori esordienti o già affermati, l’intero concorso si è contraddistinto per l’organizzazione, la professionalità e la puntualità dei promotori dell’iniziativa.
Merito, dunque, al comitato di selezione di Veledicarta, agli organizzatori Margherita Loffredi, Alberto Berni e Domenico Muscolino, e ad una giuria molto qualificata, composta dalla scrittrice Luigina Sgarro, dal recensore di fantascienza Stefano Sacchini, dal blogger Flavio Alunni e dal presidente, l’affermato autore di fantascienza, Francesco Troccoli.

Hai mai pensato di poter vincere? Qual è stato il momento più emozionante? Cosa ti ha colpito particolarmente durante la premiazione?
Non mi aspettavo questa vittoria, che dedico alla mia famiglia, agli amici e a tutti coloro che mi sostengono e credono in me. L’emozione più  grande è stata la gioia che ho letto negli occhi di giovanissimi autori che hanno sorpreso tutti con i loro risultati, il loro entusiasmo, la loro passione, ma soprattutto con la loro libera fantasia. Questo è stato senz’altro l’aspetto più significativo, emozionante, perché ho respirato un’aria sincera e la magia dell’immaginazione che ha il potere di unire le persone.

Qual è il genere letterario che prediligi? C’è un libro o un autore che ti ha segnato particolarmente?
Sono un appassionato di romanzi storici e narrativa fantastica, e indirizzo il mio estro creativo principalmente sui generi legati al fantasy e all’horror. “Le sette prove” dello scrittore australiano Matthew Reilly è forse il libro che più ha influenzato il mio stile. Stephen King, con la saga de “La Torre nera”, James Rollins con la serie “Sigma Force”, John Ronald Reuel Tolkien, che non ha bisogno di presentazioni, e lo stesso Reilly sono tra i miei autori preferiti. In particolare, la frase “Per chiunque conosca uno scrittore, non sottovalutate mai l’importanza del vostro incoraggiamento”, con la quale Reilly conclude i ringraziamenti in ogni suo romanzo, è per me diventata emblematica.

Quanto conta per te l’atmosfera che ti circonda? Crei un setting particolare mentre scrivi?
Per me è fondamentale, la giusta atmosfera favorisce l’ispirazione. La musica è il mio baluardo, la mia energia, il punto di ritrovo della mia immaginazione. Non so se definirlo “setting”, ma spesso, quando ho un’idea, mi lascio trasportare dalle note del mio pianoforte. Esse creano in me “la magia” di cui ho bisogno per tramutare il fantastico in parola scritta.

La scrittura rappresenta solo una passione o speri di farla diventare l’attività principale della tua vita?
Sicuramente è la mia grande passione. La scrittura è parte di ciò che sono. Vivo per essa, per i miei personaggi, per le loro storie, le loro avventure, che più di ogni cosa desidero scoprire e conoscere. Con il mestiere che faccio, la scrittura costituisce già – almeno in parte – l’attività principale della mia vita. Tuttavia, spero un giorno di diventare scrittore “a tempo pieno” e, perché no, vivere dei miei racconti. Un sogno tra i sogni nel fluire incessante di questa trama magica e fantastica.