Blogtour “Streghe d’Italia”. Intervista a Debora Parisi, autrice del racconto “Il gatto nero”

Masche, basure, janare. L’Italia è popolata da numerose comunità di streghe, che in ogni regione, a volte anche in ogni città o paese, assumono caratteristiche proprie. Esperte guaritrici e studiose delle erbe, conoscitrici dei rimedi contro il malocchio o spiriti inquieti destinati a non trovare riposo, sono una presenza ricorrente nel folclore nostrano, che si manifesta in borghi dedicati, piazze in cui venivano condannate e bruciate, cantilene per invocarle o per scacciarle. In questo libro scoprirete alcune delle loro storie, spaziando lungo la penisola italiana, di oggi e di ieri, in compagnia di donne misteriose e terribili.

Ospite di oggi – per la nona tappa del blogtour di “Streghe d’Italia” – è Debora Parisi, autrice alla quale abbiamo rivolto alcune domande riguardanti il suo racconto dal titolo “Il gatto nero”.

Ciao Debora. Due parole per presentarti. E soprattutto quanta magia c’è in te?

Vivace e sognatrice. Di magia ne ho tanta, ma è pazzerella. Si manifesta quando vuole lei. A volte mi chiedo chi delle due controlla l’altra. 


Quali streghe compariranno nel tuo racconto? A quali leggende o storie di folclore ti sei rifatta?

Nel racconto appaiono una famiglia di benandanti e una smara. I benandanti erano sciamani presenti nelle tradizioni friulane, ma anche nelle zone veronesi e vicentine, il cui compito era quello di proteggere la comunità dal male, provavano un particolare astio verso streghe e stregoni. Hanno molto in comune con altre figure sciamaniche del nostro folklore, come le segnatrici emiliane, e molto probabilmente sono stati influenzati dalle culture slave. Le smare invece erano streghe del folklore bellunese e trevisano che avevano molto in comune con la famiglia degli Incubi, in quanto uccidevano le persone nel sonno. Potevano diventare anche minuscole e passare attraverso le fessure.  Il termine “smara” potrebbe derivare da “mare”, uno spirito notturno del folklore germanico che assumeva la forma di un cavallo. Il Veneto d’altronde ha subito influssi da popoli germanici quindi non è improbabile che ci siano state contaminazioni linguistiche e culturali.  Inoltre il racconto trae ispirazione da una leggenda di Velo Veronese che riguardava una strega capace di trasformarsi in gatto nero e che tentava di soffocare una bambina nel sonno. Ho cercato una tipologia di strega che potesse riflettere queste caratteristiche e la smara era la migliore candidata.


Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

Il racconto è ambientato in uno dei tredici comuni della Lessinia, vicino a Verona. La scelta è data per due motivi: uno perché quella veronese è l’unica zona del Veneto che dove i benandanti sono presenti, assieme a quella vicentina, due perché volevo rendere protagonista le località dove sono presenti l’etnia e la lingua cimbre (che attualmente rischiano di scomparire). Ho giocato sul nome di tale popolo perché esistono due tipologie di cimbri: quelli antichi con cui si scontrarono i romani repubblicani e quelli “moderni”, migrati durante il periodo medioevale dalla Germania. I benandanti del racconto discendono dai primi, infatti presentano elementi derivante dalle “antiche religioni”, ovvero quelle celtica e nordica, ma hanno subito influssi anche dai cimbri medioevali. Inoltre la zona dei tredici comuni presenta delle leggende interessanti, pensate che le genti beate, i Selegan Laute o popolo fatato, sono davvero terrificanti.


Un piccolo estratto dal racconto.

“Percepì un fremito nell’aria, avvicinò l’occhio alla fessura: del fumo di tenebra stava uscendo dalla finestra per scivolare al suolo come una lurida serpe, poi si condensò fino ad assumere la forma di un gatto nero. La creatura salì sul letto e si posizionò sul petto della bambina, lo sguardo fisso sul suo volto sognante: lei iniziò a tossire, mentre il fumo nero avvolgeva il suo corpo, risucchiando il respiro dalla bocca. La benandante non ci pensò due volte: uscì di scatto dall’armadio, brandendo la spada. Il gatto si voltò e la bambina emise un rantolo.”


Sapresti indicare una canzone da ascoltare come colonna sonora al racconto?

Credo sia un po’ difficile, penso che assocerei “In Maidjan”, però la versione estesa fusa con la versione di “HellBlade II”, il videogioco. Questa canzone appartiene al gruppo di musica folk sperimentale Heilung. “In Maidjan” presenta un testo interessante, perché dato che non sappiamo quasi nulla della grammatica protogermanica, il gruppo ha inserito frasi prese da vari reperti archeologici per poi inserirle nel testo e dar loro un senso compiuto. Non è facile e apprezzo il lavoro. Trovo questa canzone perfetta per un rituale o un combattimento magico e l’ho omaggiata in un dialogo del racconto.

Biografia e contatti: Debora Parisi è una studentessa universitaria di giorno e cacciatrice di leggende e mitologie di notte. Da piccola pubblicò un racconto nell’antologia del concorso Carla Boero, organizzato dall’associazione culturale Arcizeta. Dal 2019 ha pubblicato racconti per Historica Edizioni, NPS edizioni, Fanucci e Mezzelane Casa Editrice. Gestisce un blog chiamato El micio racconta, un canale youtube intitolato Antro del Drago ( di cui ci sono anche una pagina facebook e instagram), che tratta di diversi argomenti, tra cui recensioni di libri e folklore.
Collabora anche con la rivista Upside Down Magazine, ha collaborato anche con Sci-Fi Pop Culture e Spazio Penultima Frontiera e Porto Intergalattico.

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