Intervista a Luca Marcello, autore del fantasy/gotico “Luce nell’Oscurità”

L’autore Luca Marcello.

Oggi ho il piacere di presentarvi Luca Marcello, un autore la cui passione per la scrittura è forte, autentica, propria del suo essere. Per lui scrivere è “la sola cosa che, nonostante tutto, per quanta solitudine passi, senso di alienazione, memoria del passato o incertezza per il futuro, sente dare un senso a tutto questo”.

Nato nel 1985, Luca ha studiato Lingue, sebbene non abbia completato gli studi canonici per dedicarsi alle sue passioni da autodidatta e documentarsi per conto proprio. Sotto questo, e molti altri aspetti, si può considerare un self-made.

Ha iniziato la stesura di “Luce nell’Oscurità”, il suo primo romanzo edito “Caravaggio Editore”, all’età di venticinque anni: un libro che ha richiesto molto tempo, anche perché non ne faceva una sua priorità. Tutto però cambia quando Luca partecipa, quasi per caso, a un concorso di poesia, dal quale venne fuori una proposta di pubblicazione per una raccolta di diversi autori. Come sostiene lui stesso, la sua carriera di scrittore iniziò proprio quel giorno: “non tanto per un discorso meramente tecnico, quanto più emotivo e di presa di coscienza”.

Dopo circa un anno, il suo romanzo fantasy/gotico vide finalmente la luce.

 

Da quanto tempo scrivi e come hai iniziato?

Mi è sempre piaciuto scrivere e ho sempre saputo di poterlo fare, ma, curiosamente, non l’ho mai fatto molto. Forse non c’era qualcosa del quale volessi davvero parlare. Questo cambiò all’età di venticinque anni (ora ne ho trentadue) con Luce Nell’Oscurità. Ora che ci penso, credo che abbia davvero portato una luce nella mia vita.

 

Che tipo di scrittore sei? Segui delle regole particolari quando scrivi?

Non sono sicuro di che tipo sia, uno che scrive una parola alla volta direi. Non c’è molto di prestabilito. La storia cresce con me ed io con essa.

Una regola che seguo, ma più che altro è una mia necessità, è che non vi sono varie stesure o revisioni. Si va avanti solo quando sono convinto di ciò che posso lasciare indietro. È qualcosa che definirei “catturare la forza del momento”, il momento nel quale quelle parole, quella parte della storia, vedono la luce.

 

Qual è il genere letterario con cui ti trovi più a tuo agio?

Se posso parlare di sogni e incubi, allora sono davvero a mio agio. Mi piace come questi si mescolino alla realtà tangibile conferendole quel tratto onirico dove, a volte, con maggiore chiarezza puoi vedere te stesso e ciò che ti circonda, libero dai limiti imposti da qualcun altro.

Il mio genere preferito è il Fantastico.

 

Cosa ami della narrativa?

Pensa che solo a parlarne sorrido. Ora, rispondendo a queste domande, e per questo ti ringrazio.

Amo la narrativa. Amo la capacità di andare oltre le barriere. È la trasposizione dei nostri sogni e incubi, che sono tanto parte di noi stessi e così profondamente ci condizionano.

Inoltre, è qualcosa che unisce le persone. Se tu puoi sentire ciò che io posso sentire, e te ne rendi conto chiaramente quando leggi, quel senso di affinità con chi scrisse, allora non siamo più tanto estranei l’uno all’altro o all’altra.

 

Autore del fantasy/gotico “Luce nell’oscurità”, dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro, cosa diresti?

Direi che è un viaggio. Tanto dentro quanto fuori da noi. È un altro capitolo di quella guerra di sempre che si svolge ovunque e in qualsiasi tempo, tra bene e male. Comincia nel cuore di ogni persona, che poi la porterà nel mondo, schierandosi per l’una parte o per l’altra, o non schierandosi affatto. Mi piace chiamare le cose con il loro nome, tanto quando parlo del bene, tanto quando lo faccio del male.

 

Qual è stata la sua genesi e che messaggi veicola il tuo libro?

La sua genesi. Un ragazzo che impara a divenire uomo, tra senso di inadeguatezza, nessuna fiducia in sé, paura del mondo e, a volte, pur scorgendo potere e magia, orrore di sé stesso. Siamo io e Varnava, il protagonista della storia, e per entrambi il passaggio non è stato senza traumi, ma ci siamo fatti forza a vicenda.

Credo di aver portato avanti, in maniera più o meno sfumata, diversi messaggi. Il principale, almeno per me, è che tutto resta, dentro di noi; per questo dobbiamo credere con tutte le nostre forze e non abbandonarci mai, rimanere al nostro fianco, credendo in noi, perché anche ciò che non conosci, ma che è parte di te, risiede nel tuo profondo con tutto ciò che conta di più e sei tu stesso garanzia dell’universo.

 

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire il tuo libro, quali sarebbero e perché?

Onirico. Perché lo scrissi tra sogno e realtà. Speranzoso. Perché di speranza ne è pieno. Innamorato. Perché, per quanto faccia male, senza amore, semplicemente, sarei scivolato via.

 

Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Si chiama Starlight. L’ho appena finito. Si tratta di un romanzo dark science fiction. Almeno è così che lo definirei. Questa volta ci condurrà molto lontano da casa e anche questo è uno dei suoi significati. Casa, al pari di tutte le cose che contano davvero, resta inscritta dentro di noi o lo è sempre stata? E, che cos’è casa davvero?

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