“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, il romanzo filosofico di Milan Kundera

Debora Aprile.

di Debora Aprile

 

 

 

 

 

 

Un romanzo filosofico sicuramente poco convenzionale, a partire dal titolo che presenta un evidente ossimoro. Un romanzo che sin dalle prime pagine costringe a pensare, a riflettere. Al contrario di ciò che si possa pensare riguardo la sua lettura, Kùndera esprime concetti filosofici in modo chiaro, descrivendo impeccabilmente il contesto storico di una Praga in fermento, costretta a subire le pressioni dell’URSS. Ciò coincide con la pubblicazione del libro. Infatti, anche  dopo la Rivoluzione di velluto del 1989 e la caduta del comunismo, passarono 17 anni prima che il libro venisse pubblicato nella Repubblica Ceca. L’autore non ha mai ceduto i diritti d’autore del romanzo in lingua ceca a nessun editore fino al 2006, quando la casa editoriale Atlantis annunciò la prima pubblicazione in territorio ceco.

Il romanzo vede come personaggi: Tomáš, Tereza, Sabina e Franz. Tomáš è un chirurgo di fama la cui vita è dedicata esclusivamente al lavoro, inoltre non è intenzionato ad intrattenere relazioni serie, secondo lui soffocanti; Tereza è una fotografa che ambisce al vero amore ed una delle sue passioni è la lettura. Fugge dalla famiglia e nella sua fuga incontrerà Tomáš: di conseguenza si instaurerà un legame profondo tra i due. Sabina è una pittrice, idealista e amante di Tomáš. In seguito si innamorerà di Franz, docente universitario sposato. Questa relazione, che sta prendendo una piega decisamente seria (per quanto la situazione lo permetta) la condurrà ad una terribile scelta, scappare lontano dall’uomo amato, Franz, senza alcun preavviso. Però, i veri protagonisti qui sono: la leggerezza e la pesantezza che gravano sull’animo umano. Rappresentano rispettivamente l’effimerità e la vitalità, l’una, l’eterno ritorno e la ciclicità della vita, l’altra.

Di certo, è un’opera variegata che non vede come temi principali solo l’amore e il tradimento, ma anche la teoria dell’Eterno Ritorno, formulata da Nietzsche, la Primavera di Praga e l’occupazione da parte dell’Unione Sovietica. Infatti, se inizialmente si ripongono delle speranze nel politico liberalista Dubček, presto si dovrà fronteggiare la minaccia Sovietica che ripristinerà i valori conservatori tipici dei Leaders precedenti, tra cui la censura.

Una frase ricorrente, che forse rappresenta meglio il libro nella sua interezza, è «Einmal ist Keinmal» ovvero «ciò che è accaduto una sola volta è come se non fosse mai successo». Da ciò deriva il pensiero che se viviamo una sola volta, è come se non vivessimo veramente, le scelte acquistano una nuova inutilità, l’inesorabile trascorrere del tempo diventa irrilevante, le occasioni che ci capitano sono irripetibili, non ci sono seconde opportunità.

Lo scrittore vuole porci di fronte alla delicata questione: scegliere la leggerezza o la pesantezza? Si potrebbe affermare di preferire la prima, ma siamo davvero sicuri di poter sostenere la responsabilità della leggerezza?

Debora Aprile

One Response

  • Non mi ero mai avvicinato a questo libro, non ne conoscevo il profilo, pensavo addirittura si trattasse di un saggio. Grazie Debora per avermelo fatto scoprire e grazie a questo Blog!

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